Paolo Tieto

Ottobre 1998, MARMIROLO (mn)
PERSONALE CENTRO INIZIATIVE CULTURALI MARMIROLO


Gli alberi, o meglio le piante in genere, godono di lunga tradizione nel campo delle arti, soprattutto di quelle figurative, per cui si é pervenuti ad un campionario di siffatte immagini straordinariamente ricco e variegato, ogni volta nuovo e differente. A tanto lunga e suggestiva tradizione si riallaccia oggi lo stesso Alberto Fiorenzato, autore di tutta una serie di tavole con alberi, raffigurati con arguta intuizione, in forme originali, sempre diverse, per tratti e per cromie davvero inedite. Costituiscono d’altronde la sintesi di lunghe ricerche, il risultato di assiduo studio e di costante applicazione, giustamente nell’intento di pervenire alla oggettivazione di idee e di sensazioni provate e vissute interiormente. Non si presentano pertanto come semplici gradevoli raffigurazioni ma quali immagini piuttosto con al loro interno una carica vitale, una forza possente, un’anima. E questo allorchè appaiono nel contesto di atmosfere agitate come quando emergono da rarefatti sfondi, da cieli infiniti; nel momento in cui figurano ricoperti di rigogliose chiome al pari di quando appaiono nella schiettezza di soli tronco e rami.
Fiorenzato instaura con le piante un rapporto interindividuale, un autentico dialogo, fatto di interrogativi e di risposte, di voci costituite da lievi sussurri da una parte e di tenui bisbiglii dall’altra, accenti che l’artista sa cogliere prontamente e tradurre in immagini dolcissime e nel contempo cariche di passionalitá. Peculiaritá presenti sia nelle raffigurazioni effettuate a piú colori sia in quelle di tipo monocromo, ovvero dove appare prevalente l’esigenza di una ricerca estetica e dove invece si fa piú pressante l’istanza di una preminenza del carattere intimo della pianta. Indole quest’ultima che trova ulteriore accentuazione in numerosi dipinti con forme scheletriche, prive del fogliame della pianta, colta perció nella piú estrema essenzialitá, proprio a sottolinearne l’indole primaria, o per meglio dire, la sofferenza, il tormento che vi si agita dentro. Carattere ribadito inoltre, molte volte, nei drammatici tremiti delle cortecce, delineate quasi a rilievo, in sintonia con il fremere di tutto l’essere rappresentato.
Non riesce difficile cogliere in tali figure la vera, l’autentica personalitá dell’Autore, di chi, prima ancora di averle effettuate con mano quelle effigi, le ha concepite con mente, con il personale ingegno, con il proprio temperamento. Trovano per l’appunto cos&íacute; spiegazione taluni sfondi carichi d’azzurro, emblema di sofferte malinconie e nondimeno simbolo di trascendenza, quindi di ottimismo, di speranza.
E’ atteggiamento tipico del resto questo di chi possiede doti d’artista, di chi ha il dono di saper non tanto rappresentare quanto piuttosto creare, conferire a tutto ció che costituisce oggetto delle proprie attenzioni, dei propri interessi e della propria creativitá una reale impronta dell’io particolare, della personale individualitá.
Solo modo per apparire credibili, per meritare stima e ammirazione.